Per fallacie intendiamo quelle argomentazioni apparentemente valide, ma che in realtà sono logicamente viziate e quindi ingannevoli.
In questa miniserie di articoli impareremo a riconoscerle, a confutarle e perché no… anche ad utilizzarle (come extrema ratio ovviamente).
Una sola premessa prima di iniziare: in letteratura esistono diverse classificazioni, definizioni e schemi delle fallacie, di seguito seguiremo un percorso alquanto personale.
Infine, prima di lanciarci in questa carrellata argomentativa, una breve avvertenza, che è poi essa stessa una fallacia (la numero zero).
Iniziamo!
A) Come attaccare
L’argomento ad hominem , letteralmente “argomento contro l’uomo” è forse una delle strategie retoriche più facili da attuare e di conseguenza tra le più utilizzate.
Tuttavia, la si ritiene, a ragione, la strategia di più bassa lega, ma non per questo la meno efficace, anzi.
In sostanza si ignora volutamente la materia del contendere e si passa a contestare direttamente l’interlocutore (senza mai sfociare nell’offesa gratuita), operando una forzatura tra la validità di un’argomentazione e il suo sostenitore.
B) Come difendere
In continuità con la categoria precedente, anche queste fallacie tendono a collegare forzatamente l’argomentazione proposta con il soggetto che la sostiene, in questo caso però in modo “rafforzativo” (e non svilente).
C) Come manipolare
Perché sforzarsi di sostenere un’argomentazione quando si può fare appello alle emozioni?
Questo breve excursus tra alcune delle fallacie più conosciute non finisce qui, nel prossimo articolo ne vedremo di nuove.
A presto.
Mi auguro che questo post ti sia utile e ti ricordo che ogni articolo – grazie anche alla collaborazione dei lettori – viene costantemente aggiornato e approfondito nel tempo al fine di offrire una guida quanto più completa ed esaustiva possibile.
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